È in corso a Palermo la mostra dal titolo “Figure Mariane e capolavori del Cinquecento. Pittura della tarda Maniera dai depositi di Palazzo Abatellis”.
Il cortile di Palazzo Abatellis a Palermo |
L'iniziativa, proseguendo il percorso storico critico già intrapreso dalla Galleria con la mostra su Vasari, si inserisce, grazie al contributo del Gruppo editoriale Kalòs, nell'ambito dell'edizione 2011-2012 del Circuito del Mito organizzato dall'Assessorato regionale del Turismo dello Sport e dello Spettacolo. La mostra si concluderà il 29 febbraio 2012.
Si presentano per la prima volta alcuni fra i dipinti più significativi dell’ultima stagione della Maniera, che nella Palermo della fine del XVI secolo trovò grandi interpreti.
Il recente ampliamento del percorso espositivo di Palazzo Abatellis ha già dato avvio al dispiegarsi delle testimonianze pittoriche della Maniera, fenomeno assai articolato della cultura figurativa che caratterizzò un intero secolo con al suo interno aspetti unitari, diffusi nel variegato panorama dell’Italia di allora, ma anche specifici delle diverse aree regionali.
Le prime testimonianze di ambito toscano, centro-italiano e poi meridionale, fra Napoli e la Sicilia, da Polidoro da Caravaggio al Vasari, a Marco Pino, al Muziano, già esposte nell’ala quattrocentesca, hanno trovato prosecuzione nella nuova ala espositiva ove, introdotta dal Wobreck e dall’Alvino, si dispiega l’opera di Gaspare Bazzano, Pietro D’Asaro e Filippo Paladini.
A queste si aggiungono oggi con uguale pregnanza, le opere di Giovan Paolo Fonduli, Paolo Bramè e alcuni altri dipinti dei già menzionati Giuseppe Alvino e Simone de Wobreck.
La loro pittura si pone all’interno di “...una produzione...di bella qualità che....a tutt’oggi, al di fuori della cerchia...degli specialisti, è di fatto sconosciuta”, citando Teresa Pugliatti che ne ha fatto oggetto dei suoi ultimi studi.
Nell’ultimo ventennio del Cinquecento, particolarmente segnato in ambito meridionale dalle istanze religiose, il connotato distintivo della “tarda” Maniera si può riconoscere nella misura che questi artisti trovarono per coniugare la loro profonda cultura artistica e visiva, costruita su Michelangelo e Raffaello attraverso le incisioni, con l’esigenza di interpretare il puntuale repertorio di soggetti figurativi religiosi e devozionali, che si era affermato nel clima della Controriforma. Le opere esposte provengono infatti da altari di chiese e cappelle e videro impegnati gli autori singolarmente, mentre sappiamo che, in occasione di grandi imprese decorative, quali la residenza di Palazzo Reale o gli apparati effimeri, essi si trovarono a lavorare in equipe. Si tratta dunque di artisti colti, legati alle elites della società siciliana del tempo, fra la corte viceregia,la potente aristocrazia terriera di origine feudale, e i maggiori ordini religiosi, in un ambito di rapporti assai spesso a carattere sovraregionale, determinato dall’avvicendarsi dei vicerè “forestieri”. Il Wobreck fu olandese, il Fonduli venne a Palermo da Cremona, al seguito del vicerè d’Avalos. Il palermitano Bramè e il meridionale Alvino maturarono le loro esperienze fra Roma e Napoli.
All’interno del sottocoro tardo cinquecentesco che si apre nella sala del Trionfo della Morte è stato realizzato un allestimento che riserva uno spazio privilegiato a poche tavole di grande formato e di considerevole valore, sia storico che artistico . Gli interventi conservativi per la presentazione delle opere in mostra sono stati curati da Sabrina Sottile e Cristina Catanzaro della ditta Art. Un solo dipinto, il San Diego del Fonduli, sarà esposto nei laboratori della Galleria, ove saranno presentate le problematiche di conservazione e le metodologie di restauro a cura dei tecnici di Palazzo Abatellis.
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