"Sono unito a Tomasi di Lampedusa dall'ammirazione per la sua opera, per i suoi romanzi. L'ho letto la prima circa 25 anni fa. E sono rimasto meravigliato per la ricchezza, la bellezza e la sottigliezza della storia. Ho scritto su di lui un saggio. Dopo ho riletto l opera arricchendo la mia ammirazione per il romanzo, che ritengo essere uno dei capolavori artistici del XX secolo". Queste le parole di Mario Vargas LLosa, Nobel per la letteratura nel 2010 e vincitore del premio letterario "Giuseppe Tomasi di Lampedusa", che gli è stato consegnato ieri sera a Santa Margherita Belice (Agrigento).
Mario Vargas Llosa (Foto: Margherita Ingoglia) |
"Sono convinto - ha aggiunto lo scrittore - che anche grazie alla sua complessità, alle vicissitudini e alla sua storia, una terra produca anche grandi opere artistiche. Probabilmente se tutto in Sicilia andasse bene sarebbe una terra culturalmente noiosa".
Secondo il peruviano Vargas Llosa, "Fidel Castro, negli anni '50 e '60, era la risposta più creativa e più giusta nei Paesi in cui c'era la dittatura militare e una classe politica corrotta, dove la politica Usa era prevalentemente neo colonialista in America Latina. Quello di Castro sembrava un movimento di liberazione. Avevamo l'illusione di avere una apertura alla libertà attraverso il socialismo. Era ingenuo crederlo ma molta gente nel mondo, ed io per primo, avevamo creduto di vedere in Castro l'uomo che ci poteva far raggiungere ciò in cui credevamo. Alla fine - ha proseguito - Fidel Castro adottò il socialismo autoritario, ispirato al modello sovietico. E il risultato è stato catastrofico come quello dell'Ex Unione Sovietica".
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