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giovedì 12 luglio 2012

Scoperto un tempio arcaico a Selinunte

I resti di un grande tempio arcaico che, alla luce dei dati stratigrafici e dei materiali archeologici risulta essere il piu’ antico dell’area di Selinunte, sono stati ritrovati sotto il pavimento del tempio R. 

Nei mesi scorsi erano gia’ stati identificati parte del muro e del pavimento, adesso sono stati messi in luce due fori di palo di grandi dimensioni, che si possono meglio interpretare come i resti del colonnato centrale. La ceramica rinvenuta in prossimita’ dei fori di palo e’ stata datata intorno al 650-625 a.C., inclusa un vaso dalla forma allungato (lekythos) di stile protocorinzio con animali che pascolano. 

L’importante scoperta e’ avvenuta nel corso della campagna di scavi compiuta nell’ambito della convenzione tra il Dipartimento dei Beni Culturali e dell’Identita’ siciliana, il Parco Archeologico di Selinunte e l’Institute of Fine Arts della New York University con l’equipe diretta dal professor Clemente Marconi. 

“E’ un’altra scoperta eccezionale – ha detto l’assessore regionale dei Beni culturali e dell’Identita’ siciliana, Sebastiano Missineo – dopo quella effettuata nelle scorse settimane nella parte sud della Villa del Casale di Piazza Armerina. E’ la prova, se ancora ce ne fosse bisogno, che la Sicilia e’ un giacimento di tesori ancora in parte inesplorato, che devono essere tutelati e conservati per non lasciarli all’incuria o, peggio, nelle mani di trafficanti senza scrupoli. Il prestigio e il valore artistico di questi ultimi ritrovamenti, ottenuti grazie a importanti collaborazioni internazionali, conferma il ruolo innovativo dei parchi archeologici nel settore dello sviluppo della cultura e della ricerca, cosi’ come dimostrano i risultati ottenuti a Selinunte”. 

Le ricerche, che si sono concentrate sul Tempio R, collocato subito a sud del Tempio C, hanno confermato le ipotesi formulate negli anni passati in base all’indagine all’esterno dell’edificio. In eta’ ellenistica, verso il 300 a.C., l’interno del tempio R – cosi’ come si evince dallo scavo – e’ stato colmato con uno spesso riempimento di tegole, terra e anfore da trasporto, alto piu’ di un metro. 

Il risultato e’ stato di avere integralmente sigillato i livelli arcaici e classici del Tempio R, facendo oggi ritrovare perfettamente conservato il piano pavimentale del V sec., con abbondanti tracce di incendio, devastazione, e nel quale si sono rinvenute punte di frecce, riferibili alla presa cartaginese della citta’ nel 409 a.C ma anche i i frammenti di una lekythos attica a fondo bianco (ca. 480 a.C.) confrontabile in stile con analoghe opere del pittore Douris, o i frammenti delle terrecotte architettoniche policrome del Tempio C e di altri edifici arcaici dell’Acropoli. 

Ancor meglio leggibile e’ il piano pavimentale di eta’ arcaica: questo includeva, accuratamente incastrata nel pavimento all’interno della cella, una statuetta in terracotta della dea del tempio (piu’ probabilmente Demetra), con basso polos e ampio mantello, databile con precisione agli anni intorno al 570 a.C. Contro i muri est e sud dell’edificio, all’interno della cella, sono state rinvenute numerose offerte votive che includono un numero significativo di vasi con funzione rituale, ceramica importata e terrecotte figurate, armi in ferro e in bronzo, ed elementi di ornamento personale, come braccialetti e vaghi di collana o un pendente configurato a torello di produzione egizia o fenicia. 

Particolarmente significativo, tra queste offerte votive, un flauto in osso, ben conservato per due terzi della lunghezza originaria, e deposto attorno al 570 a.C. assieme ad un piccolo vaso corinzio. La dedica del flauto fa chiaramente riferimento a spettacoli musicali e danze collegate al culto della dea, raffigurate su una serie di vasi corinzi dedicati nell’area del Tempio R. 

“I recenti scavi – ha spiegato Caterina Greco, dirigente responsabile del parco archeologico di Selinunte – hanno prodotto risultati della massima importanza per la nostra conoscenza non solo dell’area di studio, ma anche e soprattutto della storia del sito archeologico nella sua totalita’. Si tratta di un recupero straordinario realizzato con fondi della New York University e con il coordinamento della direzione del Parco, una sinergia che a Selinunte ha prodotto i primi frutti di un moderno modello di gestione dell’indagine scientifica. Un apprezzamento, inoltre, alla squadra guidata dal professor Marconi, in cui operano fianco a fianco archeologi, architetti, antropologi, restauratori, disegnatori, esperti informatici, un gruppo in grando di elaborare e di disporre in tempo reale dei dati giornalmente acquisiti sul campo”. 

“Questo predecessore del Tempio R – conclude Clemente Marconi, professore all’Institute of Fine Arts della New York University e responsabile dello scavo per la parte americana – e’ al momento il tempio piu’ antico di Selinunte, e uno dei templi piu’ antichi fin qui scavati in Sicilia. Le ulteriori ricerche potranno fornire ulteriori chiarimenti circa le dimensioni e la pianta dell’edificio: si tratta comunque di una scoperta notevole, che dimostra come la costruzione dei templi delle principali divinita’ della polis fosse uno degli atti eseguiti alla fondazione delle colonie, e non piuttosto un fenomeno di una o due generazioni piu’ tardi, come suggerito dalla letteratura piu’ recente”.

lunedì 2 luglio 2012

Oboe d'autore per l'Orchestra del Teatro Massimo

Secondo appuntamento lunedì 2 luglio alle ore 21.15 (ingresso libero sino ad esaurimento dei posti disponibili) con i Concerti d'estate 2012 dell'Orchestra del Teatro Massimo di Palermo, ospite ancora una volta del complesso monumentale delle Caserme “Carlo Alberto Dalla Chiesa / Peppino Calatafimi”, aperto eccezionalmente al pubblico grazie ai felici rapporti istituzionali fra il Teatro Massimo e l'Arma dei Carabinieri della Legione Sicilia affidata al comando del Generale di Divisione Riccardo Amato. 

Hansjörg Schellenberger
Ci si sposta dal piazzale esterno dove ha avuto luogo con successo il primo concerto alla più raccolta chiesa dedicata a San Giacomo dei Militari, gioiello architettonico della fine del Quattrocento poco noto al pubblico e da poco riconsegnata dopo un accurato lavoro di restauro curato dalla Soprindendenza dei Beni Culturali. 

Il programma musicale di questo secondo concerto è dedicato al repertorio classico-romantico tedesco, affidato a uno dei suoi interpreti più noti e raffinati di oggi: il direttore e oboista Hansjörg Schellenberger. Già primo oboe dei Berliner Philharmoniker e ospite frequente del Teatro Massimo, Schellenberger presenta un programma con la Sinfonia n. 29 in La maggiore K 201 di Mozart, il Concerto per oboe di Haydn e la celebre Sinfonia n. 4 in Do minore D 417 di Franz Schubert. 

Prossimo appuntamento, venerdì 6 luglio nella lussureggiante atmosfera dell’Orto Botanico dell'Università di Palermo, per un concerto diretto da Carlo Goldstein.