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lunedì 9 settembre 2013

Palermo 2019, l'appello di Moni Ovadia

Una scommessa tra provocazione, utopia e manifesto programmatico. Questo, e non solo, è la candidatura di Palermo a Capitale europea della cultura per il 2019. Un obiettivo perseguito da un gruppo sempre più numeroso di professionisti, uomini delle istituzioni e semplici cittadini. Per questo, la Triquetra vuole dare spazio all'appello lanciato da Moni Ovadia e Simonetta Agnello Hornby, che ha già raccolto le prime adesioni. Ecco il testo completo.

Moni Ovadia
Tutte le città italiane che hanno avanzato la loro candidatura a Capitale europea della cultura per il 2019 hanno indiscussi titoli sul piano della ricchezza artistica e dell'eredità culturale, nel senso comune che si dà a questi retaggi. Palermo, da questo punto di vista, non è seconda a nessun’altra città dello stivale per i suoi splendori d'arte e per la maestà delle sue architetture. Ma c'è un primato indiscusso che la capitale siciliana vanta: la sua collocazione. 

Palermo è una capitale europea nel cuore dell’area mediterraneo-mediorientale ed è capitale mediterraneo-mediorientale nel cuore dell'Europa. La sua collocazione non è solo e non è tanto geografica e spaziale ma intima fibra ideale, culturale e identitaria. La sua prodigiosa storia di convivenze, di meticciati, di incontri e di fertilizzazioni non è solo una fondamentale eredità di un glorioso passato ma pulsa nel suo essere contemporaneo e nell'emergenza del suo futuro. Palermo ha accolto e accoglie tutti e metabolizza le trasformazioni rimanendo se stessa. 


Questa capacità di interpretare, in termini di civiltà dell'accoglienza, l'impetuoso e drammatico trasmigrare del paesaggio umano nella culla del mare Mediterraneo e sui limitari delle sue coste si ascolta nelle voci molteplici dei nuovi palermitani germinati dalle varie comunità di emigranti. Essi si sentono a casa propria anche per la possibilità di essere cittadini senza dovere abdicare alle ricchezze dei propri retroterra. Già trent'anni fa, a Palermo, si poteva leggere il nome di molte vie inciso sulla targa in italiano e in arabo, segno di apertura all'altro in quanto tale. 

Palermo certo è città gravata da problematicità e da criticità ma qual è il senso della cultura, al di là della retorica del fiore all'occhiello, se non quello di affrontare con impegno creativo le contraddizioni e i nodi dolorosi per estrarne energia generativa, forza morale e sogno? Il nome della capitale siciliana e della Sicilia tutta viene ancora associato, nella vulgata da tabloid alla mafia, ma è proprio per la lotta contro la Piovra che Palermo sul campo si è conquistata l'orizzonte di capitale della legalità. Lì donne e uomini straordinari hanno dato le loro vite per affermarne il valore non negoziabile. A Palermo più che altrove, diritti, legalità, pace, giustizia, non sono solo parole ma valori incisi nel vivo della carne, del sangue e dell'anima della città, dei cittadini, degli studenti. 

Ma il perché decisivo che oggi chiede di scegliere Palermo quale Capitale europea della cultura 2019 è il sommovimento epocale cresciuto nel mondo arabo mediorientale con tutto il suo terribile carico di conflitti irrisolti ma anche di risveglio di coscienze e di speranze. Quale altra città italiana può assumere il ruolo di pilastro dinamico per l'edificazione del ponte di pace nella giustizia sociale e nella dignità meglio di Palermo che riconosce in se stessa laicamente le ispirazioni etiche delle tre spiritualità monoteiste? Dove con più forza che a Palermo la cultura può svolgere quel ruolo di superamento del cul de sac da cui la politica non riesce ad uscire per ritrovare la sua funzione di servizio alla società dei cittadini? 

Dove con più urgenza che a Palermo l'Europa può ritrovare le ragioni del sogno di un continente di tutti gli europei, perché nutriti dal caleidoscopio di una comune cultura et pluribus unum che fu l'incunabolo della sua nascita? E in quale orizzonte più appropriato di Palermo l'Europa può fare nascere, tramite gli strumenti culturali, una nuova relazione di reciproca accoglienza, collaborazione e riconoscimento con il mondo arabo così strategica per la pace in tutto il pianeta?

Moni Ovadia – Simonetta Agnello Hornby

Hanno sottoscritto:

Roberto Andò, regista e scrittore
Emilio Isgrò, artista
Antonello Perricone, Presidente NTV (Nuovo Trasporto Viaggiatori)
Marella Caramazza, Direttore generale Fondazione ISTUD
Roberto Alajmo, scrittore e giornalista
Vincino, disegnatore satirico

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